Non ricordo quello che è avvenuto prima. Il sogno vero e proprio inizia in una stanza d’albergo. Esco dalla stanza e scendo le scale, ritrovandomi in una stradina. Prendo una motocicletta e inizio a guidare; forse sono inseguito da qualcuno. Percorro un binario, superando continuamente le sbarre dei passaggi a livello che incontro. Arrivo nei pressi di un edificio. Sono insieme ad un mio amico, ma poco dopo essere entrato lo perdo di vista. Entro in una grande sala. Devo incontrare una persona. Due signore sono ai miei lati, tre uomini davanti a me, e dietro di loro una grande vetrata. Prima di poter incontrare quella persona devo guardare venti immagini, che iniziano a comparire dietro alla vetrata. Quando arriva l’ultima immagine uno degli uomini mi consegna una macchina fotografica. Metto a fuoco quello che vedo. Una figura sfocata, ma riesco a riconoscerla: è l’attrice Monica Vitti. Scatto la fotografia. Ora chiedo di incontrare quella persona. Le due signore ai miei lati mi si avvicinano, assumendo una forma mostruosa; il loro grido è l’ultima cosa che ricordo prima del risveglio. Ora che ci penso, qualche giorno fa un gruppo di turisti mi ha chiesto di scattare loro una fotografia; e ieri sera a cena si è parlato di Monica Vitti che compiva gli anni. Ma forse queste non sono che congetture. Il modo con cui il sogno trasforma frammenti di realtà in nuove forme, il suo metodo alchemico, rimane inaccessibile.